Noi amiamo Malala Yousafzai
Noi amiamo Malala Yousafzai

Quest’estate, su consiglio della nostra insegnante, abbiamo letto due romanzi per ragazzi. Il primo è Storia di Malala, di Viviana Mazza. Al rientro a scuola abbiamo affrontato varie tematiche inerenti il racconto e lo abbiamo analizzato e discusso.
Vi proponiamo stralci delle recensioni del libro scritte da alcuni di noi
Ø Storia di Malala è stato scritto da Viviana Mazza, autrice di libri scolastici, romanzi per ragazzi e biografie, ed è ambientato in Pakistan, precisamente nella valle dello Swat. Racconta le vicende, abbastanza recenti, di una ragazza di nome Malala, che ama studiare e conoscere e da grande ha il sogno di impegnarsi in politica per migliorare le condizioni della sua amata valle. Infatti il paese durante la sua adolescenza era sotto il dominio dei talebani, che impedivano alle ragazze di andare a scuola, minacciandole di morte, tanto da portarle ad avere paura persino di uscire di casa. Ma Malala lottava, insieme a suo padre, per rivendicare il suo diritto ad essere istruita e a fare una vita normale. Così un giorno mentre tornava a casa da scuola venne colpita alla testa da un talebano. La ferita era grave e venne portata in Inghilterra per le cure, qui piano piano si riprese e oggi continua le sue battaglie insieme al padre. Mi ha colpito tanto la forza di Malala e l’amore suo e delle sue amiche per la scuola, specie se penso che noi, che abbiamo questa possibilità, non l’apprezziamo. (Roberta)
Ø ‘’Storia di Malala” è un romanzo per ragazzi pubblicato nel 2013 dalla Mondadori e scritto da Viviana Mazza, giornalista del Corriere della Sera e autrice di libri per ragazzi. Nel libro si parla della storia di Malala Yousafzai, ragazza pakistana che lotta senza armi per i diritti delle donne insieme al padre, proprietario della scuola femminile frequentata dalla figlia. Il libro è ambientato in Pakistan nel 2009, con i talebani al potere, che negano ogni diritto alle donne. Il libro mi è piaciuto molto perché mi ha mostrato una brutta realtà che non conoscevo. Lo consiglio a tutti i ragazzi che non sanno ciò che accade in alcuni paesi in modo che capiscano quanto siamo fortunati. (Pietro)
Ø La scrittrice con questo libro ha voluto farci conoscere da vicino Malala, ragazza coraggiosa che tramite un blog per la BBC ha documentato il regime dei talebani pakistani e che ha ricevuto il premio Nobel per la pace nel 2014. E’ un romanzo adatto a noi adolescenti, perché ci fa riflettere su come siamo fortunati a vivere in un paese avanzato, rispetto ad altri ragazzi che lottano ogni giorno, ad esempio, anche solo per andare a scuola. La casa di Malala durante il regime talebano aveva alcune vie di fuga in caso dovessero fuggire all’improvviso. Lei amava moltissimo la scuola e non sopportava che le fosse impedito, e fece molti sacrifici per affermare questo diritto, fino a rischiare la vita. (Ilaria)
Ø Il romanzo racconta la storia di Malala Yousafzai, che a soli 11 anni ha iniziato ad alzare la voce contro chi toglieva a lei e a tutte le donne i propri diritti. Aveva 15 anni quando, mentre tornava da scuola, venne ferita gravemente alla testa dai talebani. Si salvò per miracolo ma, nonostante la paura e i sacrifici affrontati, non si è mai arresa e oggi continua a lottare per i diritti delle donne. Questo libro è molto interessante, soprattutto perché parla di una nostra coetanea; lo consiglio senz’altro, anche perché è di facile lettura. (Gino)
Aurora e Giusy ne hanno ricavato un “racconto a due voci”: la storia di Malala è stata sintetizzata da Aurora (in neretto) mentre Giusy ha accompagnato e commentato il racconto con delle frasi di Malala estrapolate dal libro (in maiuscolo). Buona lettura!
A: Malala Yousfzai è nata a Mingora, una città che si trova nella valle di Swat in Pakistan, il 12 luglio del 1997. Malala è il nome di un’eroina afghana, Malalai di Maiwand, che durante una battaglia con gli inglesi prese il posto del portabandiera morto, si mise alla testa dell’esercito e morì. Ispirate dal suo gesto le truppe afghane vinsero la battaglia.
Suo padre si chiama Ziauddin ed era direttore di una scuola per ragazze. Ha due fratelli, Khushal khan e Atal khan, sua madre si chiama Tor Pekai.
G: UNA VOLTA LA PROFESSORESSA HA RACCONTATO IN CLASSE CHE DURANTE UNA VISITA A SWAT, LA REGINA D’ INGHILTERRA COMMENTO’ CHE E’ LA SVIZZERA DEL PAKISTAN. E LE RAGAZZE, CHE IN SVIZZERA NON CI SONO MAI STATE, HANNO PENSATO CHE SE E’ DAVVERO BELLA COME SWAT, DI SICURO GLI SVIZZERI SONO FORTUNATI”
A: Dopo l’attentato alle Torri Gemelle di New York i talebani, fondamentalisti islamici che avevano conquistato il potere in Afghanistan, furono sconfitti nella guerra dagli Usa, ma continuarono a fare attentati e guerriglia, e si estesero anche nel nord nel Pakistan. Così Malala ha vissuto durante il regime talebano e durante la guerra tra i talebani e l’esercito pakistano.
G: “LE PALE DELL’ELICOTTERO AFFETTANO L’ARIA. IL RUMORE SI FA SEMPRE PIU’ FORTE, SEMPRE PIU’ FORTE, SEMPRE PIU’ FORTE. POI RICOMINCIANO I COLPI DI MITRAGLIATRICE, E SUBITO DOPO VENGONO GIU’ LE BOMBE. MI SVEGLIO DI COLPO. ‘ANCORA QUESTO BRUTTO SOGNO’, PENSO, SEDUTA NEL LETTO, STORDITA. LA VERITA’, PERO’, E’ CHE NON SONO SOLO SOGNI: ANCHE A OCCHI APERTI SEMPRE GLI STESSI RUMORI E LA STESSA ANSIA. IL CAPO DEI TALEBANI, MAULANA FAZLULLAH, SI NASCONDE DA QUALCHE PARTE SUI MONTI DELLA VALLE DI SWAT: DA LASSU’ SI SPOSTA PER COLPIRE I SUOI NEMICI.”
A: Malala insieme a suo padre era impegnata a lottare per il diritto all’istruzione delle ragazze, in quanto i talebani avevano proibito che le ragazze andassero a scuola, con un editto che diceva “dal 15 gennaio 2009 le ragazze non devono più andare a scuola. Altrimenti i loro guardiani e gli istituti scolastici saranno ritenuti responsabili”
G: “MANCANO ANCORA DODICI GIORNI ESATTI ALLA SCADENZA DELL’ULTIMATUM DEI TALEBANI PER LA CHIUSURA DELLE SCUOLE, MA HO PAURA CHE QUALCUNO POTREBBE GETTARMI IN FACCIA L’ACIDO ANCHE PRIMA. SI DICE CHE SIA SUCCESSO GIA’ A DUE BAMBINE. COME UN OGGETTO DI PLASTICA LANCIATO NEL FUOCO, LA PELLE, A CONTATTO CON L’ACIDO, SI SCIOGLIE E SI DEFORMA, E COSI’ GLI OCCHI, IL NASO E LE ORECCHIE. SI DIVENTA IRRICONOSCIBILI, PER NON PALARE DEL DOLORE”
A: Da maggio a luglio del 2009 Malala e la sua famiglia devono abbandonare la loro casa, per paura dei talebani, in quanto il papà di Malala – essendo molto attivo nella lotta- è stato preso di mira. La mamma e i figli vanno a casa di una zia, vicino Islamabad, mentre il padre va a Peshawar, da dove continuerà la sua battaglia
G: “PAPA’ DICE CHE VINCEREMO E TORNEREMO A SWAT! MAMMA, VEDRAI, IO ANDRO’ A SCUOLA, UN GIORNO DIVENTERO’ DOTTORE, E CAMBIERO’ IL DESTINO DELLA NOSTRA GENTE. APPENA TORNEREMO A CASA, PER PRIMA COSA, VELOCE VELOCE, ANDRO’ NELLA MIA STANZA, A CONTROLLARE I LIBRI E LO ZAINO. POI ANDRO’ A RIVEDERE LA SCUOLA”
A: Un giornalista della televisione inglese BBC aveva proposto a Malala di scrivere un diario per raccontare la vita sotto i talebani, usando uno pseudonimo, cioè un nome falso, per non essere riconosciuta. Malala aveva accettato ben volentieri. Quando ritornarono a casa dopo un’assenza di tre mesi, i giornalisti con le telecamere ripresero le scene del suo rientro. Malala è felice ma nello stesso tempo un po’ triste per la distruzione che ha trovato in giro, nella sua casa e nella scuola
G: ROVISTANDO TRA LE CARTE NELL’UFFICIO DI PAPA’ HO TROVATO IL DIARIO DI FATIMA, E MENTRE MI CHIEDEVO COSA CI FACESSE LI’, HO NOTATO UNA FRASE SGRAMMATICATA SCRITTA IN INGLESE, CHE DI CERTO NON ERA DI FATIMA. UNA VOLTA ERO COSI’ ORGOGLIOSA DELL’ESERCITO, PENSAVO CHE AVREBBE PROTETTO LA MIA SCUOLA, ORA MI VERGOGNO DI QUESTI MILITARI”
A: Al suo rientro, finalmente svela il suo vero nome in televisione, e dice che è stata lei a scrivere il blog con lo pseudonimo
G: “GUL MAKAI SONO IO. ECCO, ORA LO SANNO TUTTI. NON E’ PIU’ UN SEGRETO. VOLEVO GRIDARE, VOLEVO DIRE AL MONDO INTERO COSA STAVA ACCADENDO. MA NON POTEVO. I TALEBANI AVREBBERO UCCISO ME, MIO PADRE E TUTTA LA MIA FAMIGLIA. SAREI MORTA SENZA LASCIARE ALCUN SEGNO. PER QUESTO HO SCELTO DI SCRIVERE SOTTO PSEUDONIMO. E HA FUNZIONATO. LA MIA VALLE E’ STATA LIBERATA”.
A: Finalmente Malala può tornare a scuola, ma la situazione non è affatto tranquilla. Lei studia, si impegna, rilascia interviste, partecipa a premi e fa sapere al mondo i motivi della sua lotta. Nella valle c’è disoccupazione e distruzione, e anche se il capo dei talebani Maulana pare sia scappato in Afghanistan, tanti sono rimasti e la minacciano. Alcuni amici consigliano a papà Ziauddin di mandare la figlia all’estero, per ragioni di sicurezza e per darle una buona istruzione. Ma lei non è d’accordo, vuole continuare a lottare
G: OGNI GIORNO HO UNA SCENA IN MENTE: UN UOMO SI PRESENTA PER UCCIDERMI, MA IO INIZIO A PARLARGLI, ‘STAI FACENDO UN GROSSO ERRORE, GLI DICO, L’ISTRUZIONE È UN NOSTRO DIRITTO. NON SO COME POTREBBE PROSEGUIRE LA SCENA, MA NON POSSO LASCIARE CHE LA PAURA SCONFIGGA IL MIO AMORE PER LA VITA”
A: Il 9 ottobre 2012 Malala, mentre esce da scuola con le sue amiche, viene avvicinata da un pick up bianco. Scende un ragazzo, che chiede chi è Malala, dopo pochi istanti spara alla testa, ferendola gravemente. Anche le amiche vengono ferite. L’ambulanza la porta subito in ospedale, ma la situazione era grave e Malala dopo un po’ di tempo viene trasferita in Inghilterra. Qui è stata operata diverse volte, ha subito una ricostruzione del cranio e altri interventi molto delicati. Dopo che si è rimessa ha ripreso gli studi e ha continuato la sua battaglia per l’istruzione. Nel 2013 ha pronunciato un accorato discorso all’Onu. Nel 2014 ha vinto il premio Nobel per la pace e una quarantina di altri premi e riconoscimenti internazionali. Ha creato una fondazione, “Malala fund”, per finanziare progetti per l’istruzione delle ragazze.
G: I LIBRI E LE PENNE SONO LE ARMI PIÙ POTENTI. UN BAMBINO, UN INSEGNANTE, UN LIBRO E UNA PENNA POSSONO CAMBIARE IL MONDO. L'ISTRUZIONE È L’UNICA SOLUZIONE”
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