Alla fine di un percorso dedicato alla legalità ognuno di noi, tramite letture e ricerche personali, ha approfondito un personaggio (uomini delle istituzioni o semplici cittadini) che ha fatto qualcosa per fermare la mafia. Poi abbiamo scritto un monologo immaginario di questo personaggio. Ve ne proponiamo alcuni. Oggi proponiamo il monologo immaginario di Lea Garofalo scritto da Francesca. Prologo: Lea Garofalo è stata una testimone di giustizia, che decise di testimoniare sulle faide interne tra la sua famiglia e quella del suo ex compagno Carlo Cosco. Per questo fu oggetto di minacce e attentati, finché un giorno il suo ex marito la attirò a Milano col pretesto di parlare del futuro della loro figlia Denise. Quella sera ero davvero molto agitata. Doverlo incontrare mi faceva venire le farfalle nello stomaco, ma non quelle farfalle che ti vengono quando pensi di incontrare la persona giusta, con cui vuoi stare ogni momento, no, queste non sono farfalle d’amore, anzi tutto il contrari...
Quello V erso il Risorgimento è stato un cammino ad ostacoli e piuttosto lungo. E' come se in questo percorso l'Italia dovesse ancora imparare ad essere una vera nazione, è come se all'inizio non tutti ci credessero. Mancava consapevolezza. E anche quando il processo fu concluso presentò il conto delle sue contraddizioni: il controllo piemontese, le differenze economiche tra Nord e Sud, la spoliazione economica del Sud Italia, l'analfabetismo e la mancanza di una lingua unitaria, il diffondersi del fenomeno del brigantaggio. Il lavoro della terza B è stato quello di analizzare i vari step storici, inserirli in una timeline digitale e inserire nel lavoro di ricerca diversi approfondimenti nei QRcode. vai al link: VERSO IL RISORGIMENTO 3B a.s 2023-2024
Oggi pubblichiamo il monologo immaginario di Peppino Impastato scritto da Simone. Prologo – Peppino Impastato, nato a Cinisi nel 1948, abitava ad appena cento passi dalla casa del boss Tano Badalamenti, con cui molti membri della sua famiglia erano in rapporti più che stretti. Suo zio era il boss Cesare Manzella. Ma Peppino, crescendo, capisce che la mafia gli sta stretta, e inizia ad impegnarsi in vari modi per contrastarla. Ciò lo porta inevitabilmente ad entrare in contrato con la famiglia, specialmente con il padre, ed è costretto ad andare via di casa. A volte penso e ripenso che i figli vogliono essere come il padre, io invece mi sono sempre rifiutato di essere come lui e vivere come lui. Fin da ragazzo avevo ben chiare le mie idee, il mio “no” verso quel sistema malato che apparteneva a mio padre e non a me. Sarebbe stato più semplice seguire la scia della mia famiglia, sarei rimasto sotto la protezione della mafia, sarei stato tranquillo. Ma non avevo dubbi. Ho rotto con ...
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